Recensioni

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  1. billhartford
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    bella la recensione di Rolling Stones di Dicembre, soprattutto perchè aggiunge qualche spunto di lettura in più rispetto all'aspetto "lirico" predominante nelle altre recensioni:

    12 anni (dall'ultimo cd) e non sentirli

    Kate Bush è una delle poche musiciste capaci di piegare le regole del mercato musicale al proprio volere. Non si è mai curata di cosa fosse pù opportuno fare, sperimentando le vie della musica, essenzialmente pop (ma, paradossalmente, lei si è meritata anche l'appellativo punk), che la portassero verso mete personalissime e originali. C'è sempre stato qualcosa di estremamente ermetico nei suoi lavori e tuttavia fin dai tempi del suo bellissimo e stralunato primo singolo Wuthering Heights, la sua musica è riuscita ad ammaliare come una cantilena magica e misteriosa. Con lo stesso spirito di quando era adolescente, Kate Bush, a 47 anni, fa esattamente ciò che le pare. Quando non voleva fare concerti, è scomparsa. Quando non sentiva il bisogno di scrivere è rimasta in silenzio. A 12 anni dall'ultimo album, qualcosa è scoccato nel suo piccolo mondo, oggi più che mai lontano e diverso dalle logiche che regolano la discografia. Innanzitutto, un doppio cd, Aerial, diviso in due capitoli: A Sea of Honey e A Sky of Honey. Mari e cieli di miele e una musica dal sapore pagano che, se esistesse una terza dimensione, ne diventerebbe la perfetta colonna sonora. E' un lavoro difficile e denso, persino erotico nella sua castità di suoni, con la seconda parte più sperimentale, alla quale ci si deve avvicinare quasi con timoroso rispetto. Vi sono strumenti etnici il cui suono è sospeso in aria (Bertie e Joanni), appunto, e l'idea che Kate Bush riesca ancora a permettersi l'uso di suoni campionati di cinguettii e vento tra gli alberi (Aerial Tal, Nocturn e la conclusiva Aerial) senza suonare come musica da ascensore, non può che renderci felici del suo ritorno.

    Valeria Rusconi

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    leggete cosa si è inventato questo zotico...:

    da: SentireAscoltare

    di Ivano Rebustini

    Altopiano di Ukok, regione degli Altai, tra la Mongolia e la Cina. Tremila metri di altitudine, l’aria è sottile. Nel sarcofago di epoca scizia, perfettamente conservato in una bolla di ghiaccio, riposa il corpo di una donna giovane e bella, vissuta duemila e cinquecento anni fa. La Principessa dei Ghiacci. Ma la vera scoperta è un’altra: le mani bianche e affusolate stringono un pacchettino quadrato. (…)

    L’archeologo siede in poltrona davanti al camino acceso, nel ballon c’è un dito di Armagnac. Non ha detto a nessuno di quel pacchettino. Ascolta. Il fuoco scalda, scalda l’Armagnac, ma l’aria comincia a farsi sottile, come sull’altopiano di Ukok, regione degli Altai, tra la Mongolia e la Cina, tremila metri di altitudine.

    Tutto è perfetto. Troppo. La voce algida. Il pianoforte essenziale. La batteria (quanto l’avranno studiato, quel primo colpo?). Le raffinate orchestrazioni. Anche gli uccellini sono comandati a bacchetta: l’archeologo, che si è versato un altro dito di Armagnac e ha cominciato a ridere da solo, pensa, o forse lo sta dicendo ad alta voce, che di solito un animal collective non è così disciplinato. Adesso anche la principessa sta ridacchiando, ma forse è colpa o merito dell’Armagnac, e se non è così, poteva decidersi prima, non aspettare la fine del secondo cd. (…)

    L’archeologo si sveglia davanti al camino. Spento. Alla bottiglia di Armagnac. Vuota. La funzione “repeat” lo riporta alla realtà. Legge gli appunti presi la sera prima: “Dovevo essere ubriaco”. Ascolta. King Of The Mountain (chi sarà mai? il padre della Principessa? suo marito?) alla fine è una palla. Bertie (sembra che il principino si chiamasse così) è folk e Rinascimento, cerchio e botte, ma almeno l’amor di madre scioglie il ghiaccio. E rotto il ghiaccio, come suol dirsi, le cose migliorano, grazie anche alla cenerentola Mrs. Bartolozzi, incantata dalla lavatrice (l’archeologo è a sua volta incantato dalla voce e dal pianoforte, un incanto che si ripresenterà, ridestandolo da un breve pisolino, nella Coral Room).

    In casi come questi il vecchio Pioneer a doppio caricamento (pure lui un pezzo di archeologia) è l’ideale, e senza soluzione di continuità si scivola dal pianoforte agli uccellini in fila per sei col resto di due del Prelude: “Che disciplina, cazzo!”, si ripete l’archeologo prima di riaddormentarsi. Lo ridesta un ritmo sostenuto (finalmente) e latineggiante, la voce della Principessa è appoggiata da quella pure principesca di un uomo (gli sembra di riconoscere Mr. Gary Brooker, il leader dei Procol Harum, già dispensatore qui e là di piccole magie d’Hammond): al ritmo sostenuto e latineggiante di Sunset, l’archeologo balla come un orso con le dita nel miele, si ricorda una certa Babooshka e sorride.

    Non riderà più verso la fine, quando la noia l’assale e la nostalgia gli fa desiderare Wuthering Heights. Ma qui le cime non sono tempestose, solo freddo e ghiaccio: la Principessa gli ha giocato un brutto scherzo.

    (6.5/10)
     
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  3. RoxUnic
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    ma va a cagare... si può dire? va beh lo dico lo stesso laugh.gif
     
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    CITAZIONE (RoxUnic @ 3/1/2006, 15:23)
    ma va a cagare... si può dire? va beh lo dico lo stesso laugh.gif

    ah...non lo so.... cool.gif il moderatore qui è Nocturn wink.gif
     
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  5. billhartford
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    beh...questo tipo, tal joyello, ha scritto anche di peggio...e il guaio è che non gli si può neanche rispondere perchè non funziona l'accrocchio della risposta sul sito di excite-musica sad.gif

    Etichetta: Emi – Voto: 4
    Brano Migliore: How to be invisibile, Nocturne

    Al primo sguardo si rimane di stucco. Quella di "Aerial" è la più brutta copertina mai vista negli ultimi anni.
    L’abito non fa il monaco, dice la saggezza popolare… Quindi ho cercato di addentrarmi nel nuovo (doppio) disco di Kate Bush senza dar peso alla grafica (anche il booklet è in linea con l’immagine frontale). [...]

    L'apertura è della già nota “King of Mountain”, il singolo (dove il King è nientemeno che Elvis Presley) già in commercio da un paio di settimane che ridonda dalla metà di ottobre sulle radio di tutta Europa come un polpettone elettro-sinfonico dalle malgestite ambizioni sonore.
    Su un tappetino elettronico si dipana un'orchestra (in buona parte diretta dal compianto Michael Kamen, scomparso due anni fa proprio durante la lavorazione del disco) talmente ovattata da sembrare finta.
    Un ingombrante crescendo, anticipato da una chitarra elettrica, ci immerge in un mondo che, è inutile negarlo, è un distillato inconfondibile della musica a cui Bush ci aveva abituati.
    Cori femminili, archi pomposi e una batteria che cresce tra rullate imbarazzanti e senza personalità. L'album si sviluppa praticamente tutto su queste tematiche sonore e tra mastodontiche orchestrazioni si insinuano spesso telai elettronici e strumenti acustici come imparato alla scuola di Peter Gabriel.
    Qui e là fanno capolino spinetta (“Bertie”), voci filtrate (“Joanni” dedicata alla memoria di Giovanna D'Arco) e un imbarazzante Italia-da-cartolina descritta nella terrificante “Mr.Bortolazzi”. Velo pietoso.
    Se, per due minuti, riprendiamo fiato grazie a una canzoncina pop per niente male come “How to be invisibile” (con il basso inconfondibile di Mick Karn), in chiusura di primo disco ci attende una delle più noiose canzoni dell'opera, “A coral room”, sorretta dal solo pianoforte e dalla voce di Kate Bush che, ammettiamolo, non è più così sorprendente come un tempo.
    Sembra sempre che stia canticchiando a bassa voce senza che le sue capacità (qualora ne avesse ancora) riempiano queste canzoni così (non intenzionalmente) povere.
    Il disco 2 si apre con un omaggio al figlio.
    C'è una strana consuetudine diffusa tra i genitori di tutto il globo, convinti che il proprio figlio sia, in qualche maniera, una sorta di piccolo artista. Laddove alle spalle della scrivania di qualsiasi genitore-impiegato appaiono i disegni a pastello realizzati all'asilo dai propri pargoletti, in questo disco la Bush ci delizia con la vocina del suo primogenito che invoca il suo nome, assieme a quello del genitore maschio ed altre amenità di esiguo interesse, per tutta la durata di un pezzo, fortunatamente breve.
    Un paio di note positive (la gradevolmente bristoliana “Nocturn” e “The Painther's Link” in duetto Rolf Harris) non riescono ad alzare le sorti di un disco inspiegabilmente reiterato, senza picchi e a tratti molesto.
    Che dire, ad esempio, delle voci di uccelli campionate e inserite a più riprese tra le partiture delle due tracce eponime all'album (e alle quali si riferisce l'onda sonora rappresentata nella copertina)?
    Una simbologia di libertà da scuola elementare con, nella traccia finale, la contrapposizione con la (fintissima) risata di Kate che sfocia dapprima in un testo cantato e, in coda, su alcuni trascurabili gorgheggi a fare da sottofondo a un assolo di chitarra degno del peggior complessino della parrocchia.
    Una spasmodica ricerca della poetica dove non c'è neanche un po' di poesia.
    Tutto è appena mostrato in un fastidioso vortice di sussurri e gemiti.
    Un immaginario che risulta appannato, vecchio, dal sapore acre e pungente su un letto di miele e rosolio. Un buco nell'acqua di dimensioni non rimarginabili che non può rappresentare ciò che il pubblico si aspettava da Kate Bush.
    Recentemente la cantautrice ha dichiarato che “Aerial” non rappresenta un capitolo isolato ma piuttosto un suo ritorno alla canzone a tempo pieno.
    Questo ci fa pensare che farà presto degli altri dischi e la speranza nostra è che siano (almeno un po') migliori di questa indigesta polenta fredda.
    In caso contrario sarebbe maggiormente apprezzato un dignitoso silenzio come quello degli scorsi 12 anni.

    di Joyello


    Edited by billhartford - 3/1/2006, 16:32
     
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    CITAZIONE (billhartford @ 3/1/2006, 16:28)
    beh...questo tipo, tal joyello, ha scritto anche di peggio...e il guaio è che non gli si può neanche rispondere perchè non funziona l'accrocchio della risposta sul sito di excite-musica   sad.gif

    ....è la + cattiva che abbia letto nella mia vita...in generale!!! Comunque a me sinceramente questo tipo di recensioni non toccano + di tanto perchè anke in questo caso la persona non ha il coraggio di firmarsi con il suo nome vero...quindi...come dire...sono talmente codardi che si nascondono dietro un pseudonimo....bah....Billhartford, è meglio che lasciamo perdere e non riportiamo + questo dipo di recensioni.... wink.gif

    Edited by @Roby - 3/1/2006, 16:54
     
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  7. floodss
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    Ma dico io, questo joyello (con un nick del genere ce lo vedo a dar un bel 9 ad un disco di cher) verrà pure pagato per scrivere recensioni come questa!? Perchè la prima cosa che salta alla vista è la sua antipatia per il personaggio kate bush ma dovrebbe sapere che un bravo recensore cerca di descrivere un album in modo oggettivo senza farsi prendere troppo la mano dai gusti personali...dovrebbe imparare da chi ha scritto le recensioni per ondarock o sentireeascoltare che pur non essendo certo entusiaste motivano, argomentano il perchè della delusione in modo corretto (e più fantasioso) e non per ultimo danno un voto più che sufficiente ad un album che a prescindere dai gusti non può certo essere considerato insufficiente come fa invece il recensore-gioiello smile.gif
    Vabbè se non altro mi son fatto due risate! biggrin.gif
     
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  8. maurob
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    CITAZIONE (billhartford @ 3/1/2006, 16:28)
    di Joyello:
    Una spasmodica ricerca della poetica dove non c'è neanche un po' di poesia.

    AL ROGO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    O________________________o

    Edited by maurob - 3/1/2006, 20:06
     
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    da Rockstar

    Genere: pop atmosferico e onirico
    Ha il suono di: della Kate Bush più eterea
    Voto: ****


    L’avevamo lasciata alle prese con delle scarpette rosse, troppo strette per una abituata ogni volta a fare passi da gigante nel campo dell’innovazione pop. Dal cantautorato prezioso degli esordi, alla svolta di The Dreaming, dall’elettronica di Hounds Of Love ai mondi paralleli di Sensual World, la carriera dell’ex-ragazza scoperta da David Gilmour era sempre stata foriera di sorprese. Poi le indecisioni, l’intenzione di creare una famiglia, la fuga, l’esilio. Kate si è fatta attendere quasi tredici anni e Aerial è un lavoro ambizioso, sin dal suo formato doppio, tra acqua e cielo, purezza e ispirazione. Sedici tasselli prevalentemente accompagnati dal pianoforte, su un tappeto elettronico mai gelido, semmai etereo. Sedici canzoni che raccontano di un “King Of Mountain” ora suadente, ora inquietante, i cui passi sono disegnati su una batteria scudisciante, di suo figlio Bertie. Kate sfrutta i silenzi e le pause sulle rime di “Mrs Bartolazzi”, si diverte con “Joanni”, dedicata a Giovanna D’Arco. Altrove Kate si affida a preludi quasi ambient e a “Prologue” soffusi e quando l’atmosfera appare troppo oppressiva (“Sunset”), Kate stupisce cambiando marcia e squarciando le nuvole con limpidi raggi ricchi di energia. Fino all’esplosione di “Somewhere In Between”, l’equilibrio atteso tra classica e elettronica in un brano che qualcuno chiamerebbe jazzambientale ma che alla fine è solo la visione poetica che del mondo ha un ex-ragazza. Che alla fine scappa via ridendo…

    Davide Sechi

    P.S. La recensione è molto bella anche se breve, peccato che Kate non sia stata considerata per il Rockstar Awards 2005

    Edited by @Roby - 4/1/2006, 15:50
     
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    da: Haran


    Dopo 12 anni di assenza, torna finalmente alle nostre avide orecchie una delle più belle voci del panorama musicale mondiale, Kate Bush, l'ugola d'oro di una della canzoni più struggenti mai sentite, Wuthering Heights.
    La ragazzina (47 anni ma per noi è sempre giovanissima) sforna un doppio CD e ci catapulta in un Mare e un Cielo di Miele (A Sea of Honey - A Sky of Honey), dove ipnotizza con un intenso lavoro, difficile ma da godere nella scelta di purezza dei suoni, l'utilizzo di strumenti dal sapore etnico, la sperimentazione specie nella seconda parte e campionamenti di suoni della natura (certo il vento tra gli alberi o gli uccellini saranno anche fuori moda, ma bisogna pur saperli integrare nella musica....).

    Per gli amanti di Kate e non solo, da non perdere...

    da: Lifegate

    Kate Bush ritorna dopo lunghi anni in silenzio e la sua voce torna a respirare e soffiare vento, il vento non come metafora ma proprio come arrangiamento: sembra di stare in collina ad ascoltarla, con la delicatezza di chi ha maturato l'esperienza della sua potenza vocale e carismatica.
    E' così in "King of the Mountain", è così in "Pi" e in "How to be invisibile" e la sapiente mano elettronica messa in ausilio a quest'ambizioso progetto discografico ne valorizza la poesia, anche nei tre brani privi d'elettronica ma pregni dello stile caratteristico di Kate con le sue ballate tradizionali o la vocalizzazione su leggere note di piano.
    Un lavoro che decreta il salto di una Kate Bush di estrema qualità nel mondo della coesione tra elettronico e naturale raccontando favole con eleganza e originalità, complici il programmatore e, certamente… il vento.



    da: StepOne
    Aerial: il grande ritorno di Kate Bush
    di Emanuele Brunetto

    A dodici anni di distanza dal suo ultimo lavoro, “The Red Shoes” del ’93, ritorna Kate Bush con un album a cavallo fra l’elettronica e la new-age

    Dodici anni sono tanti, troppi, nella carriera di un artista, per essere passati nel silenzio, quasi nell’anonimato. Ma dodici anni sono anche un lasso di tempo rilevante nella vita di una persona, e lo sa bene Kate Bush, ripresentatasi con una nuova uscita discografica dopo il deludente “The Red Shoes” datato addirittura 1993. Aerial, doppio album dedicato dalla Bush al figlioletto Bertie nato nel ’98, si presenta come il degno contenitore di dodici anni di vita, dodici anni di passioni, emozioni e sensazioni, un lavoro che a detta della stessa cantante rappresenta “un viaggio nei due volti dell’essere umano, quello sociale e quello primitivo”. E come darle torto, i due lati di “Aerial” si dividono alla perfezione l’essenza umana. Il primo disco, “A Sea Of Honey”, etereo e rarefatto nel suo lento incedere, ci mostra nei suoi sette brani una Kate Bush particolarmente in sintonia con chi gli sta intorno: il singolo King Of The Mountain (che ci riporta indietro nel tempo ai vecchi lavori dell’artista), Bertie (brano evidentemente collegato al figlio, dal particolare andamento retrò), Mrs. Bartolozzi (ispirata alle vicende di una fantomatica donna delle pulizie) e A Coral Room (stupendo brano piano e voce, forse il migliore dell’intero album), sono gli episodi più riusciti di questo lato intimistico di “Aerial”. Il secondo disco, “A Sky Of Honey”, mette invece in relazione l’artista con la natura che la circonda: la luce, il tramonto, il canto degli uccelli, sono questi gli argomenti della lunga suite (suddivisa in nove brani) che racconta l’evolversi di una giornata terrestre dall’alba al crepuscolo passando per tutte le sue fasi; un po’ etnico un po’ new-age, questo secondo lato di “Aerial” è la vera chicca per i fans, e ci dimostra l’evoluzione della donna prima che dell’artista, adesso intenta a dipingere armonici e soavi paesaggi piuttosto che ruvido pop elettronico. Se il risultato è così corposo, così “massiccio” (dal punto di vista dell’intensità emotiva) e così passionale, vale davvero la pena attendere altri dodici anni prima di godere di un nuovo album di Kate Bush.

    Nota 1: nella stesura dell’album Kate Bush si è avvalsa del supporto di un gran numero di vecchi amici, in gran parte già con lei nei precedenti lavori, fra i quali ricordiamo i batteristi Steve Sanger e Peter Erskine, il chitarrista Dan McIntosh, i bassisti Eberhard Weber e John Giblin e l’ingegnere del suono Del Palmer.

    Nota 2: la copertina del singolo “King Of The Mountain” è stata disegnata dal figlio della Bush.



    da: Bluomenrot
    Tanta attesa....
    ... ma ne è assolutamente valsa la pena.

    Dopo dodici lunghi anni torna la signora del Kent con un album doppio ( l'ottavo in studio della sua carriera , dopo "The Red Shoes" del 1993 ) , diviso in due parti , la prima intitolata " A Sky of Honey " e la seconda "A Sea of Honey " , per un totale di ottanta minuti.

    Su questo album Kate Bush ha avuto , tra gli altri , il contributo di Mick Karn , Stuart Elliott ed il percussionista jazz Peter Erskine , Emma Murphy , Susanna Pell e Chris Hall .

    Non credo che si possa capire la bellezza di quest'album senza ascoltarlo . Ad ogni modo , tutti i brani sono eccezionali , ma una menzione particolare meritano : la favolosa " Nocturne " , con il suo andamento cadenzato e l'incedere sinuoso , " How to be Invisible " e la title track " Aerial " , quasi otto minuti di emozioni forti .

    La nostra Kate è in formissima ( sentitevi " A Coral Room " in cui sfodera una prestazione favolosa ) , ma ciò non era in dubbio. Il piano di " Mrs. Bartolozzi " o il bodhran di " Bertie " ( brano-capolavoro in tutti i sensi , song dedicata al figlio ) o i cori ritmati di " Sunset " ... tutto è al posto giusto : la perfezione viene rasentata spesso , ma quasi non ci si fà caso , tanto tutto sia naturale .

    Le liriche sono bellissime : sussurrare , cantare o ridere sono per Kate Bush solo forme d'espressione diverse per mostrarci una differente sfaccettatura della sua sensibilità , e il contenuto del messaggio spesso riguarda lo stupore di fronte alla Natura.

    Potrei concludere dicendo che Kate Bush è ormai una di quelle artiste che definirei complete e mature e di acquistare immediatamente questo disco ( in realtà ve lo ho appena detto ) , ma preferisco sottolineare che questo " Aerial " è un lavoro perfetto , ma soprattutto composto , suonato e cantato col cuore.

    MAURO BOCCANERA


    da: Fidelio
    Con quella voce potrebbe cantare l'elenco telefonico
    Kate Bush se lo sarà sentito dire un'infinità di volte e ci prende quasi in parola. In Pi greco;, dal nuovo Aerial (in particolare dal primo dei due dischi, A Sea of Honey) ci canta tutta la costante fino alla centosedicesima cifra decimale o giù di lì. In Mrs. Bartolozzi canta di un giorno di bucato e della sua nuova lavatrice. In Prelude e Aerial Tal, dal secondo disco, A Sky Of Honey, fa il verso dei piccioni e dei fringuelli che il figlio ascolta quando si sveglia la mattina e si immagina che gli uccelli gli dicano qualcosa; ma già nell'album The Sensual World, nell'ultimo pezzo Walk Straight Down The Middle, aveva imitato il verso dei pavoni. Ascoltare Aerial passeggiando per la città il sabato pomeriggio è straniante e incredibilmente rappacificante col mondo: sembra di muoversi alla moviola dentro ad un acquario al fast forward, soli e quasi immobili caduti improvvisamente in Koyaanisqatsi. Sembra un disco della ECM e i nomi ci sono anche (tra i tanti, Peter Erskine alla batteria, Ebherard Weber al basso). Un po' il passo che compiono tutti i grandi vecchi (non dirò, anzi lo dico: David Sylvian); si lascia la novità di cui si fu avanguardia a favore della classe e dello stile, e che classe, e che stile. Perché, in fondo, la quotidianità può essere una brutta copertina, che, per quanto brutta, se guardata con altri occhi, a volte si fa luminoso orizzonte di scogli sul mare e montagne stagliate contro il cielo; il filo su cui stendere il bucato e su cui si posano gli uccelli in un adorabile pomeriggio; la forma d'onda impronta della voce di una persona cara che si incontra di nuovo con emozione, dopo dodici anni di altre cose da fare, da vivere, separati tra l'ora e un pallido arrivederci.







    da: Spietati

    Dodici anni per ritrovare la maga all’opera, dodici anni che si tramutano in un disco splendente, che cancella con un colpo di spugna la precedente, incerta prova (THE RED SHOES). In AERIAL c’è di tutto e di più: pianoforte e voce (A Coral Room, un brivido), il vago reggae di The King of Mountain, le inafferrabili melodie (Pi), le canzoni trasformiste (il finale latino di Sunset sfiora i limiti del kitch senza oltrepassarli ed è uno dei punti forti di questa stagione in musica), il delirio vocale (Aerial) etc etc. La madama ha avuto un figliolo e ce la smena col suo cuore di mamma ma la canzone che dedica al pargoletto (Bertie) è una sontuosa ballata medievale, mica pizza e fichi.

    Subito nell’empireo accanto a THE DREAMING e HOUNDS OF LOVE.

    Certa critica (soprattutto italiana) ha nicchiato, ma come non inchinarsi di fronte a chi duetta col canto degli uccelli?

    Il mio disco dell’anno. E basta.


    Edited by @Roby - 13/1/2006, 10:59
     
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    Bellissima recensione apparsa su XTM pochi giorni fa:

    di Giancarlo De Chirico

    L’atteso ritorno sulle scena di Kate Bush, superba “vocalist” inglese degli anni ottanta, capace di attanagliare e sconvolgere chiunque con la profondità e l’ampiezza delle sue corde vocali, coincide con un doppio album raffinato e complesso, che merita un ascolto prolungato ed attento. Non si tratta di musica di facile ascolto, si sono perse le leggerezze pop di “Cloudbusting” per esempio, ma l’artista riesce a scavare ancora meglio dentro di sé e ci regala un album che offre deliziosi spunti acustici, richiami alla musica d’ambiente e preziose armonie trasformate in canzoni. La divisione tematica dei due dischi contiene evidenti citazioni “new age” come “A Sea Of Honey”, il primo disco, e “A Sky Of Honey”, titolo del secondo cd. Ma bisogna precisare che Kate Bush non è un’artista alla moda e che questi riferimenti alla straordinaria bellezza della Natura che ci circonda e in un certo senso ci ospita ogni giorno che passa, sono da sempre per lei motivo di indagine e spunto creativo. Vi segnaliamo in modo particolare, sul disco dedicato al Mare, “King Of The Mountain” una stupenda “piece” elettronica, dalla quale emerge la voce di Kate, incantevole e soffusa, un brano come “Bertie”, episodio deliziosamente folk, e una ballata davvero ammaliante come “How To Be Invisible”, che emerge all’interno di altre delicatezze per piano e voce. Per quanto riguarda invece il disco dedicato al Cielo, che inizia con un incredibile fraseggio fra Kate e gli uccelli in volo, con un pianoforte in sottofondo (roba da brividi), sorprendono le costruzioni armoniche di “An Architect’s Dream”, ipotetica colonna sonora di qualsiasi vostro sogno, e brani come “Sunset”, dove ritornano i piacevoli vocalizzi della Kate Bush che conoscevamo, e come “Something In Between” e “Aerial Tal” , un vero e proprio volo della mente e del cuore che si tengono per mano verso orizzonti infiniti, accompagnati dalla voce di Kate Bush, unica e inimitabile, protettiva e soave, luminosa e poetica, l’Angelo Custode che tutti vorrebbero accanto. Un album che porta con sé un senso del Sacro, visto all’interno delle cose della Natura, un disco romantico e sognante, ma pur sempre moderno ed avvincente.

     
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  12. balflear87
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    Sono rimasto sconvolto per la sconovolgente ignoranza di molti recensori... devo dire che forse l'unica recensione che ho letto e con quale concordo (quasi del tutto) è quella di ondarock... effettivamente Aerial è un bel cd, ma non il cd dell'anno (se devo scegliere di sentire un cd uscito nell'ultimo anno preferisco di gran lunga Takk...), ma tuttavia non comprendo la rabbia che si volge nei confronti di kate... Non è un artista che ha scelto le luci della ribalta, è un artista che preferisce non dare nell'occhio e starsene a casa piuttosto che fare apparizioni ogni 5 minuti alla radio, in televisione e in concerti fino a diventare insopportabile... poi la musica non è orribile, a tratti può essere noiosa e di difficile assimilazione, ma non è il caso di simulare un riposino in una recensione. Credo che Aerial sia un disco di transizione, in cui kate vuole riprendere il ritmo perso con gli anni, ed ecco il perché di una chiusura verso nuovi orizzonti, ed ecco perché la semplicità del disco che spazia su toni già sperimentati. Kate è padrona di essere alla moda quanto di non esserlo, è padrona di viaggiare su toni già sperimentati quanto su altri mai provati. Di canzoni stupende ne ha scritte, e credo che altre due, cioè "a coral room" e "sunset", entrano di diritto tra le canzoni più belle che ha scritto (non ho mai sentito commenti negativi su queste due canzoni, solo positivi). Non credo che bisogna buttare fango e pretendere altro da un'artista che ha dato tanto e che riesce a darci ancora tanto (anche se non come prima). Apprezzo il ritorno, ma non apprezzerei una nuova scomparsa di kate, anche se con un album non innovativo e poco aperto come aerial, riesce a dare comunque quelle emozioni che poche altre canzoni riescono a dare...
     
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    CITAZIONE (balflear87 @ 21/2/2006, 01:10)
    Sono rimasto sconvolto per la sconovolgente ignoranza di molti recensori... devo dire che forse l'unica recensione che ho letto e con quale concordo (quasi del tutto) è quella di ondarock... effettivamente Aerial è un bel cd, ma non il cd dell'anno (se devo scegliere di sentire un cd uscito nell'ultimo anno preferisco di gran lunga Takk...), ma tuttavia non comprendo la rabbia che si volge nei confronti di kate... Non è un artista che ha scelto le luci della ribalta, è un artista che preferisce non dare nell'occhio e starsene a casa piuttosto che fare apparizioni ogni 5 minuti alla radio, in televisione e in concerti fino a diventare insopportabile... poi la musica non è orribile, a tratti può essere noiosa e di difficile assimilazione, ma non è il caso di simulare un riposino in una recensione. Credo che Aerial sia un disco di transizione, in cui kate vuole riprendere il ritmo perso con gli anni, ed ecco il perché di una chiusura verso nuovi orizzonti, ed ecco perché la semplicità del disco che spazia su toni già sperimentati. Kate è padrona di essere alla moda quanto di non esserlo, è padrona di viaggiare su toni già sperimentati quanto su altri mai provati. Di canzoni stupende ne ha scritte, e credo che altre due, cioè "a coral room" e "sunset", entrano di diritto tra le canzoni più belle che ha scritto (non ho mai sentito commenti negativi su queste due canzoni, solo positivi). Non credo che bisogna buttare fango e pretendere altro da un'artista che ha dato tanto e che riesce a darci ancora tanto (anche se non come prima). Apprezzo il ritorno, ma non apprezzerei una nuova scomparsa di kate, anche se con un album non innovativo e poco aperto come aerial, riesce a dare comunque quelle emozioni che poche altre canzoni riescono a dare...

    Mah....secondo me sei un pò contraddittorio wacko.gif , comunque dire che TAKK dei Sigur Rós è superiore ad AERIAL....
    Ho ascoltato TAKK, e penso sia uno dei dischi più noiosi cha abbia mai ascoltato! E' un'insieme di nenie soporifere...... de gustibus.....

    Edited by @Roby - 21/2/2006, 08:56
     
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  14. RoxUnic
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    io vorrei sapere chi è che fa dischi innovativi al giorno d'oggi....
    trovo più innovativo Bach di tutti i dischi della storia del rock

    Edited by RoxUnic - 21/2/2006, 09:46
     
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  15. =strawberry=
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    ci sono alcune recensioni dawero da paura :S
     
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51 replies since 25/11/2005, 09:45   750 views
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