Noi al concerto

Opinioni, sensazioni....

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  1. monicatex
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    GET OUT OF THE WAVES, GET OUT OF THE WATER

    Ho scoperto che mi è difficile mettere in parole (e sintetizzare) le emozioni provate durante la serata di apertura dei concerti di Kate Bush. Per me è stata un’esperienza unica per moltissimi motivi: tre giorni a Londra – città che mi piace particolarmente – da sola e libera di esplorare parchi e musei, la tensione di questo evento atteso da praticamente tutta la vita ed il sottile terrore di non riuscire ad entrare.

    Ma torniamo al 26 agosto 2014: ha smesso di piovere, io indosso le mie scarpette rosse ed entro nel pub The Swan di fronte al teatro, ora pubblico ritrovo internazionale di tutti i bushiani. Il brusio è fortissimo, Kate canta in sottofondo e tutte le schiene riportano magliette stravaganti e autoprodotte con Kate in tutte le salse. Io che il biglietto ancora non ce l’ho e che non conosco l’aspetto di Claudio (il mio generoso salvatore) mi inquieto un tantino. Passeggio tra i tavoli e non c’è un italiano a pagarlo. Chiedo in giro e una ragazza canadese – Cristina? – vestita da fata con tanto di coroncina in testa mi aiuta a esplorare il pub. Niente. Al cellulare non risponde. Mi dico va bene, va bene comunque, io sono qui, le porte aprono tra un’ora... ma intanto perdo anni di vita ogni minuto che passa.
    Alla fine eccolo spuntare dalla stazione metropolitana di Hammersmith in un frullio d’ali angeliche. Mi accorgo che non era veramente in ritardo sull’appuntamento concordato, ma sapete gli scherzi che gioca il nervosismo...
    Da qui inizia il nostro avvicinamento all’Eventim Apollo parlando fitto fitto. Le telecamere TV riprendono la coda ai cancelli per il servizio serale, dentro il teatro non si vedranno apertamente né telecamere ne fotografi di giornali e TV. Il teatro è qualcosa di molto particolare: da fuori non impressiona se non per il fatto di essere sotto il cavalcavia di un’autostrada, ma dentro è un’esplosione di specchi, tappeti, fregi dorati, bar (che carburano a champagne). Il palco con gli strumenti in vista è circonfuso da una foschia blu elettrico e a prima vista non sembra particolarmente notevole. Cerco il mio posto nel Circle e il torcimento di budella si stringe ancora di più unitamente ai dolori dovuti alle stramaledette scarpette rosse (dopo tre gravidanze temo che i tempi dei piedini da fata siano ormai un ricordo). Il teatro ha circa 4000 posti ma le prime file davanti sono state eliminate per far posto al palco, il che lascia pregustare interessanti trovate sceniche. Tiro fuori il binocolo per scorgere qualche VIP ma non ci riesco. In verità non sembrano esserci zone VIP, o meglio lo siamo tutti in un certo senso. Fortunati ad essere qui. Privilegiati testimoni di un momento storico.
    Vedo intorno a me un sacco di persone con i capelli grigi e penso che se li incontrassi per la strada mai e poi mai sospetterei che siano bushiani. Io ho girato due giorni con la maglietta di The Sensual World ma nessuno mi ha mai detto “Ehi!”. Il giorno dopo il concerto giravo con quella di The Red Shoes e qualche sconosciuto mi ha salutato, specie alla Snap Gallery dove c’era la mostra fotografica ma forse così è anche troppo facile.
    Torniamo alla serata, che inizia con la precisione di un orologio svizzero. Calano le luci, fuggi fuggi generale in cerca del posto, musicisti in postazione, la divina che incede verso il palco in un autentico boato di acclamazione. Il rumore era così forte che la parte parlata di Lily si è quasi persa.
    Kate è tonda, non c’è che dire, ma probabilmente ha ancora da lavorare sull’accettazione del suo aspetto fisico odierno (ve lo dice una che vent’anni fa pesava venti chili di meno). Avete presente il funebre vestito nero con la quale si è presentata alla regina Elisabetta per ritirare il suo cavalierato? Ecco, siamo a quei livelli lì... nessun costumista che si sia preso la briga di dirle che è bellissima comunque anche con un vestito colorato e tanti veli svolazzanti. Ecco, dovessi muovere un’unica e solitaria critica a tutto lo spettacolo, il cappotto nero non ci stava proprio. La nasconde, la imbruttisce, la svilisce. Meglio quello sul finale con tutti i brillantini ma sempre cappotto resta (e siamo in agosto, fa caldo anche a Londra!). Ripensandoci comunque non è una novità di oggi: ricordo il nefasto vestito gessato nella convention del 1994 o la tutona grigia sformata del 1990. Una donna così bella meriterebbe di più... siete d’accordo?
    La scaletta la conoscete bene a questo punto, ma dopo la quinta canzone iniziavo ad essere davvero impaziente. Sì, sì va bene... ma io sono qui per Ninth Wave, quando cominciamo a fare sul serio?
    Come se mi avesse letto nel pensiero: le scenografie cambiano, gli strumenti arretrano, schermi si rivelano, luci cambiano posizione. Kate sogghigna a voler dire “finora abbiamo scherzato, siete pronti al gioco duro?”.
    Il filmato dell’astronomo che chiama la Guardia Costiera per avvisarlo della nave che affonda non l’ho capito del tutto, quasi penso fosse un intermezzo comico a sentire le risatine del pubblico.
    Cosa posso dire di The Ninth Wave senza scadere nel patetico? Una storia di quasi trent’anni fa che condensa l’arte di Kate. Un progetto che Kate aveva sempre voluto fare e che ora ha realizzato esattamente come lo voleva lei. Anche voi, come me, avete sicuramente dei sogni nel cassetto. A volte piuttosto bizzarri e ambiziosi, probabilmente giudicati dai più irrealizzabili. Mi sento vicina a Kate in questo momento in cui la sua artistica grandezza, implacabile determinazione e fantasiosa genialità si sono liberati dalle grigie catene della vita ordinaria grazie al sostegno e all’amore di un figlio che invece di aspettare che Kate sia in casa di riposo per restituire un po’ di tempo ed energie alla madre, è ora la forza trainante della sua vita. Come madre non posso che ammirare Kate (sì, qualche merito ce l’hanno anche i genitori) per aver allevato un simile rampollo. Insomma, lo spettacolo ha tutta la forza e la commozione di un sogno a lungo desiderato e diventato trionfalmente realtà.
    A Claudio ho confessato durante l’intervallo che se anche il concerto fosse finito così a me andava bene. Ninth Wave come sempre l’aveva voluta creare, uno spettacolo che sia un misto di musica, teatro e film. La realtà della donna nell’acqua, l’allucinazione dei personaggi e delle visioni sul palco.
    Fiato trattenuto in And dream of Sheep, sospiri in Watching you without me quando abbraccia suo figlio nella realtà e nella finzione (sorpresa quando lei appare a tradimento dietro una porta). Lacrime a fiumi durante Hello Earth, quando la nostra boa – ancora di salvezza – ondeggia in mezzo al mare illuminato dalle stelle. Non l’avevamo immaginato precisamente così?

    Qualche parolaccia aleggia qua e là durante lo spettacolo, il buon Bertie grida Shit durante lo scambio di battute tra padre e figlio che attendono Kate nel salotto sbilenco di Watching You, e urla iroso un piss off al povero burattino di legno che si avvicina alla tela che sta dipingendo durante Sky of Honey.

    La sequenza di Sky of Honey nella seconda parte dello spettacolo ha senz’altro più livelli di comprensione e certo è più attuale al modo di sentire di Kate, ora il centro di tutto è senz’altro Bertie, il nostro giovane pittore e rivelazione della serata. L’unica canzone nuova la canta lui, quel concentrato di talenti che è il figlio di Kate. Ci sono dei momenti di pura poesia visiva, scene che rimangono impresse anche se non sempre chiare nel significato (metafore nelle metafore, ma dopo un po’ ti perdi). Quello che ho trovato interessante è il filo conduttore della serata, il Black Bird (il merlo) la cui piuma ritroviamo dipinta sul sipario e che adorna le spalle del cappottone di Kate. Il merlo unisce le due parti dello spettacolo, il suo canto apre Sky of Honey, i versi di Waking the Witch finiscono in coda a Sky of Honey costruendo un ponte sonoro che attraversa i decenni (ma il nero pennuto c’era anche in And so is Love, ricordate il video?) E la nostra Kate alata? No, non aggiungo altro: questa è una sorpresona!

    Ancora non sono sicura di esserci stata veramente, certe sere ho bisogno di riguardare le poche foto raccolte sui giornali per convincermi. Tanti dettagli stanno sfumando lentamente e ogni sera rivolgo un pensiero ai fortunati che in quel momento stanno vivendo lo spettacolo. Ebbene sì, fortunato chi si potrà permettere di vederlo più di una volta per incidere nella memoria ogni istante della serata (preghiamo insieme le divinità bushiane affinché permettano la realizzazione di un bel DVD natalizio con le tre ore dello spettacolo).
    Credo di avere imparato qualcosa di prezioso durante i miei tre giorni a Londra, e ho tutte le intenzioni di mettere in pratica la lezione che ha saputo mostrarmi Kate. Credi nei tuoi sogni.
    I believe.
     
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    CITAZIONE (monicatex @ 31/8/2014, 08:59) 
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    Ho scoperto che mi è difficile mettere in parole (e sintetizzare) le emozioni provate durante la serata di apertura dei concerti di Kate Bush. Per me è stata un’esperienza unica per moltissimi motivi: tre giorni a Londra – città che mi piace particolarmente – da sola e libera di esplorare parchi e musei, la tensione di questo evento atteso da praticamente tutta la vita ed il sottile terrore di non riuscire ad entrare.

    Ma torniamo al 26 agosto 2014: ha smesso di piovere, io indosso le mie scarpette rosse ed entro nel pub The Swan di fronte al teatro, ora pubblico ritrovo internazionale di tutti i bushiani. Il brusio è fortissimo, Kate canta in sottofondo e tutte le schiene riportano magliette stravaganti e autoprodotte con Kate in tutte le salse. Io che il biglietto ancora non ce l’ho e che non conosco l’aspetto di Claudio (il mio generoso salvatore) mi inquieto un tantino. Passeggio tra i tavoli e non c’è un italiano a pagarlo. Chiedo in giro e una ragazza canadese – Cristina? – vestita da fata con tanto di coroncina in testa mi aiuta a esplorare il pub. Niente. Al cellulare non risponde. Mi dico va bene, va bene comunque, io sono qui, le porte aprono tra un’ora... ma intanto perdo anni di vita ogni minuto che passa.
    Alla fine eccolo spuntare dalla stazione metropolitana di Hammersmith in un frullio d’ali angeliche. Mi accorgo che non era veramente in ritardo sull’appuntamento concordato, ma sapete gli scherzi che gioca il nervosismo...
    Da qui inizia il nostro avvicinamento all’Eventim Apollo parlando fitto fitto. Le telecamere TV riprendono la coda ai cancelli per il servizio serale, dentro il teatro non si vedranno apertamente né telecamere ne fotografi di giornali e TV. Il teatro è qualcosa di molto particolare: da fuori non impressiona se non per il fatto di essere sotto il cavalcavia di un’autostrada, ma dentro è un’esplosione di specchi, tappeti, fregi dorati, bar (che carburano a champagne). Il palco con gli strumenti in vista è circonfuso da una foschia blu elettrico e a prima vista non sembra particolarmente notevole. Cerco il mio posto nel Circle e il torcimento di budella si stringe ancora di più unitamente ai dolori dovuti alle stramaledette scarpette rosse (dopo tre gravidanze temo che i tempi dei piedini da fata siano ormai un ricordo). Il teatro ha circa 4000 posti ma le prime file davanti sono state eliminate per far posto al palco, il che lascia pregustare interessanti trovate sceniche. Tiro fuori il binocolo per scorgere qualche VIP ma non ci riesco. In verità non sembrano esserci zone VIP, o meglio lo siamo tutti in un certo senso. Fortunati ad essere qui. Privilegiati testimoni di un momento storico.
    Vedo intorno a me un sacco di persone con i capelli grigi e penso che se li incontrassi per la strada mai e poi mai sospetterei che siano bushiani. Io ho girato due giorni con la maglietta di The Sensual World ma nessuno mi ha mai detto “Ehi!”. Il giorno dopo il concerto giravo con quella di The Red Shoes e qualche sconosciuto mi ha salutato, specie alla Snap Gallery dove c’era la mostra fotografica ma forse così è anche troppo facile.
    Torniamo alla serata, che inizia con la precisione di un orologio svizzero. Calano le luci, fuggi fuggi generale in cerca del posto, musicisti in postazione, la divina che incede verso il palco in un autentico boato di acclamazione. Il rumore era così forte che la parte parlata di Lily si è quasi persa.
    Kate è tonda, non c’è che dire, ma probabilmente ha ancora da lavorare sull’accettazione del suo aspetto fisico odierno (ve lo dice una che vent’anni fa pesava venti chili di meno). Avete presente il funebre vestito nero con la quale si è presentata alla regina Elisabetta per ritirare il suo cavalierato? Ecco, siamo a quei livelli lì... nessun costumista che si sia preso la briga di dirle che è bellissima comunque anche con un vestito colorato e tanti veli svolazzanti. Ecco, dovessi muovere un’unica e solitaria critica a tutto lo spettacolo, il cappotto nero non ci stava proprio. La nasconde, la imbruttisce, la svilisce. Meglio quello sul finale con tutti i brillantini ma sempre cappotto resta (e siamo in agosto, fa caldo anche a Londra!). Ripensandoci comunque non è una novità di oggi: ricordo il nefasto vestito gessato nella convention del 1994 o la tutona grigia sformata del 1990. Una donna così bella meriterebbe di più... siete d’accordo?
    La scaletta la conoscete bene a questo punto, ma dopo la quinta canzone iniziavo ad essere davvero impaziente. Sì, sì va bene... ma io sono qui per Ninth Wave, quando cominciamo a fare sul serio?
    Come se mi avesse letto nel pensiero: le scenografie cambiano, gli strumenti arretrano, schermi si rivelano, luci cambiano posizione. Kate sogghigna a voler dire “finora abbiamo scherzato, siete pronti al gioco duro?”.
    Il filmato dell’astronomo che chiama la Guardia Costiera per avvisarlo della nave che affonda non l’ho capito del tutto, quasi penso fosse un intermezzo comico a sentire le risatine del pubblico.
    Cosa posso dire di The Ninth Wave senza scadere nel patetico? Una storia di quasi trent’anni fa che condensa l’arte di Kate. Un progetto che Kate aveva sempre voluto fare e che ora ha realizzato esattamente come lo voleva lei. Anche voi, come me, avete sicuramente dei sogni nel cassetto. A volte piuttosto bizzarri e ambiziosi, probabilmente giudicati dai più irrealizzabili. Mi sento vicina a Kate in questo momento in cui la sua artistica grandezza, implacabile determinazione e fantasiosa genialità si sono liberati dalle grigie catene della vita ordinaria grazie al sostegno e all’amore di un figlio che invece di aspettare che Kate sia in casa di riposo per restituire un po’ di tempo ed energie alla madre, è ora la forza trainante della sua vita. Come madre non posso che ammirare Kate (sì, qualche merito ce l’hanno anche i genitori) per aver allevato un simile rampollo. Insomma, lo spettacolo ha tutta la forza e la commozione di un sogno a lungo desiderato e diventato trionfalmente realtà.
    A Claudio ho confessato durante l’intervallo che se anche il concerto fosse finito così a me andava bene. Ninth Wave come sempre l’aveva voluta creare, uno spettacolo che sia un misto di musica, teatro e film. La realtà della donna nell’acqua, l’allucinazione dei personaggi e delle visioni sul palco.
    Fiato trattenuto in And dream of Sheep, sospiri in Watching you without me quando abbraccia suo figlio nella realtà e nella finzione (sorpresa quando lei appare a tradimento dietro una porta). Lacrime a fiumi durante Hello Earth, quando la nostra boa – ancora di salvezza – ondeggia in mezzo al mare illuminato dalle stelle. Non l’avevamo immaginato precisamente così?

    Qualche parolaccia aleggia qua e là durante lo spettacolo, il buon Bertie grida Shit durante lo scambio di battute tra padre e figlio che attendono Kate nel salotto sbilenco di Watching You, e urla iroso un piss off al povero burattino di legno che si avvicina alla tela che sta dipingendo durante Sky of Honey.

    La sequenza di Sky of Honey nella seconda parte dello spettacolo ha senz’altro più livelli di comprensione e certo è più attuale al modo di sentire di Kate, ora il centro di tutto è senz’altro Bertie, il nostro giovane pittore e rivelazione della serata. L’unica canzone nuova la canta lui, quel concentrato di talenti che è il figlio di Kate. Ci sono dei momenti di pura poesia visiva, scene che rimangono impresse anche se non sempre chiare nel significato (metafore nelle metafore, ma dopo un po’ ti perdi). Quello che ho trovato interessante è il filo conduttore della serata, il Black Bird (il merlo) la cui piuma ritroviamo dipinta sul sipario e che adorna le spalle del cappottone di Kate. Il merlo unisce le due parti dello spettacolo, il suo canto apre Sky of Honey, i versi di Waking the Witch finiscono in coda a Sky of Honey costruendo un ponte sonoro che attraversa i decenni (ma il nero pennuto c’era anche in And so is Love, ricordate il video?) E la nostra Kate alata? No, non aggiungo altro: questa è una sorpresona!

    Ancora non sono sicura di esserci stata veramente, certe sere ho bisogno di riguardare le poche foto raccolte sui giornali per convincermi. Tanti dettagli stanno sfumando lentamente e ogni sera rivolgo un pensiero ai fortunati che in quel momento stanno vivendo lo spettacolo. Ebbene sì, fortunato chi si potrà permettere di vederlo più di una volta per incidere nella memoria ogni istante della serata (preghiamo insieme le divinità bushiane affinché permettano la realizzazione di un bel DVD natalizio con le tre ore dello spettacolo).
    Credo di avere imparato qualcosa di prezioso durante i miei tre giorni a Londra, e ho tutte le intenzioni di mettere in pratica la lezione che ha saputo mostrarmi Kate. Credi nei tuoi sogni.
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    Sto finendo di preparare la valigia...ma non ho resistito a leggerti....beh.....che dire...grazie Monica...come al solito riesci a raccontare le cose in un modo magnifico! Dopo questa lettura sono ancora più eccitato per martedì!! Grazie ancora.
    Roberto
     
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  3. 'giulio'
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    Grazie Monica.... ho rivissuto in pieno le emozioni dello spettacolo del 27....
    Anch'io comincio a perdere i ricordi, sostituiti da immagini e sensazioni cristallizzate.
    Anch'io riguardo gli articoli. E sono molto triste: felicissimo di averla vista, ma mi manca
    già.... Ieri, durante l'uscita serale col cane, non vi nascondo che mi sono lasciato
    andare e mi sono commosso... Mi manca Kate che canta live.... E solo ora
    comprendo davvero quanto abbiamo perso in tutti questi decenni di assenza
    di concerti e spettacoli. Che perdita IMMANE per l'arte, di cui questo nostro
    povero pianeta Terra ha disperatamente bisogno.
    E' per questo che supplico Kate di ritornare a fare concerti....anche piu' semplici,
    meno ''impegnativi'', ma di non sparire di nuovo. non lo faccia per noi, ma per
    donare bellezza a questo mondo.

    Ps. vai Roby......vai e gioisci
     
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  4. monicatex
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    Ho visto che ci sono 4 MP nel mio profilo ma io non riesco a visualizzare. Scusate se non rispondo!
    Monica
     
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  5. Pongi.
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    Bellissimo resoconto, Monica, grazie anche a te :D

    E dopotutto sono contenta di andare quasi alla fine, perchè i vostri racconti mi rendono l'attesa ancora più stimolante!


    CITAZIONE ('giulio' @ 31/8/2014, 11:48) 
    E' per questo che supplico Kate di ritornare a fare concerti....anche piu' semplici,
    meno ''impegnativi'', ma di non sparire di nuovo. non lo faccia per noi, ma per
    donare bellezza a questo mondo.

    A questo proposito, la setlist mi fa venire una speranza...magari un po' troppo fantasiosa, ma sperare non costa niente!
    Avrete sicuramente notato anche voi come il concerto sia interamente composto da canzoni tratte da Hounds of Love e Aerial, a parte due tracce da The Red Shoes e una sola da 50WFS. Niente dai primi tre album (che era assolutamente prevedibile: io ci avrei giurato che non avrebbe fatto nemmeno Wuthering Heights), niente da The Dreaming (quasi altrettanto prevedibile, ma triste), ma anche niente da The Sensual World e praticamente niente da 50WFS a parte quella che è forse la traccia più debole, e questo invece è abbastanza strano.
    Non è che la nostra se li è tenuti da parte di proposito, per avere materiale per un eventuale secondo tour se questo fosse andato bene?
     
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  6. 'giulio'
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    Un mio amico, carissima Pongi, continua a ripetermi che, secondo lui, Kate proporrà
    il concept di '50 Words For Snow' in un tour futuro. Ne è sicuro perchè si tratta di
    un concept album con un tema che Kate desidera visualizzare, e anche per via del
    grandissimo successo riscontrato.

    Io Pongi non vedo l'ora e spero che il tutto si realizzi prima o poi...

    PS per Monica: uno dei miei MP l'ho inviato io. Spero che tu riesca a visualizzarli tutti ;)
     
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    Appena tornato dall'Apollo Hammersmith...lo show (si...non posso definirlo concerto...sarebbe riduttivo) é ....per ora..mi viene solo questa parola: STREPITOSO.....La prox settimana, quando saró a casa..racconteró meglio... :-)

    PS: la scaletta é rimasta invariata
     
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  8. Luigi D'Elia
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    Sono appena rientrato da Londra e finalmente posso scrivervi i miei commenti e le mie sensazioni sul concerto, almeno quelle perché visivamente ricordo ben poco in quanto ero in lacrime per buona parte del concerto. Mai stato così emozionato ad un concerto prima d'ora. Sarà che Kate è la mia artista preferita in assoluto e sarà che l'incredulità che potessi sentirla cantare dal vivo era ancora insediata in me anche durante l'attesa in platea, ma la verità è che il concerto è stato davvero perfetto e non so cosa darei per rivederlo.

    Già in post precedenti sul forum ero sicuro del fatto che Kate non avrebbe fatto canzoni dei suoi primi periodi, e in realtà era quello che speravo in quanto con il tempo sono diventato fan delle sue opere post Hounds of Love (questo compreso), quindi ho assistito al concerto a cui speravo di assistere... cioè 10 tracce su 12 di Hounds of Love, il mo disco preferito di sempre.... è come se un sogno stesse diventando realtà (o meglio, lo è diventato).

    Appena le luci si spengono e una voce recita l'introduzione a Lily non capisco più nulla. La canzone più cupa di Red Shoes, vederla entrare lentamente nel suo vestito nero mi fa capire che in realtà il suo spirito musicale nonostante le atmosfere chiare e rarefatte degli ultimi lavori è ancora legato a stretto filo alla musica dark-new wave e lo confermerà il fatto che lentamente lei diventerà la "Black Bird" a cui sempre fa riferimento.

    Il primo atto concertistico è stato il mio atto preferito in assoluto, vederla cantare senza coreografie, tra fari, led, musicisti, ovvero nella stesso contesto in cui ho visto cantare centinaia di altri artisti mi ha dato finalmente un termine di paragone e mi ha fatto capire che la sua musica in realtà dal vivo è molto più bella rispetto alle versioni studio. Altro che "record artist", Kate è artista sotto ogni aspetto e ogni dubbio è svanito nei primi 20 minuti.

    La successione delle canzoni mi ha ucciso, Top Of The City è la mia canzone preferita di The Red Shoes (magari per tanti altri sarà una canzone riempimento ma per me, con Lily, è il cuore del disco), mentre King of The Mountain, che è una canzone che ho sempre odiato, è stata davvero una rivelazione: dal vivo è un altro mondo, e affiancata alle grandi hit di Hounds of Love non perde assolutamente il confronto in termini di musicalità e genialità e getta luce su un'altra mia convinzione, ovvero sulla qualità insufficiente dell'autoproduzione di Aerial e 50WFS. Fosse stata prodotta e masterizzata secondo gli standard della musica odierna, KOTM avrebbe avuto davvero maggiore impatto come singolo, ma evidentemente non è minimamente negli interessi di Kate questo aspetto.

    Non appena il batterista avanza sul palcoscenico durante la coda di KOTM e Kate urla "THERE'S A STONE AROUND MY LEG" capisco l'arrivo di The Ninth Wave, e il rumore assordante che si sente mentre cala il sipario ho scoperto essere generato proprio dallo strumento che il batterista stringeva tra le mani, non conosco il nome ma deve essere roteato per produrre quel suono simile ad una sirena, quindi nulla di registrato: il suono era prodotto dal vivo e quel movimento non era di scena, il batterista stava continuando a suonare!

    Il video di Dream of Sheeps (con Kate che canta sul suo stesso labiale) è stato davvero mozzafiato, la semplicità di quella canzone e le immagini narrate nei versi finalmente prendevano forma nell'immagine di Kate che galleggia nel suo giubbotto di salvataggio. Anche se molto didascalico non perde minimamente la sua poesia, per me è uno dei momenti più alti dello spettacolo.
    La suite finalmente prende la sua forma teatrale con Under Ice, e devo dire che alcune scelte scenografiche come il salottino non mi hanno fatto impazzire ma la struttura arcuata dietro era molto suggestiva e angosciante così come lo erano i teschi di pesce che seguivano Kate e la portavano solennemente fuori di scena sulla drammatica conclusione di Hello Earth.
    Mi ha emozionato molto Jig of Life con il reprise di And Dream of Sheeps, e le proiezioni dei cavalli bianchi sulle onde di stoffa bianca, che abbiano fatto davvero nove onde? Io non le ho contate ma presumo fossero nove, come il nome della suite stessa. E la chiusura arrangiata solo per chitarre di Morning Fog, che non è tra le mie tracce preferite, finalmente mi ha fatto comprendere la necessità di chiudere una sequenza di canzoni così cupe con un barlume di luce, un modo per ringraziare sentitamente tutti.

    La Suite di A Sky Of Honey è stata fin troppo leggera al confronto della suite precedente tanto è vero che inizialmente avrei preferito una proposizione invertita delle due, Ma la conclusione con Nocturne e Aerial mi han ben fatto pensare il contrario. La successione delle canzoni fin troppo nota toglieva magari l’effetto sorpresa, eccetto per la canzone scritta esclusivamente per il figlio, unica nota dolente del concerto ma che perdono in quanto è grazie lui che lei è ritornata in scena ma la verità è che non ha una bellissima voce.
    Aerial è stata davvero mozzafiato, l’introduzione con gli arcieri, richiamando il video di RUTH, e la trasformazione della scena e dei musicisti in una foresta piena di uccelli è stata la conclusione più bella e inaspettata dello spettacolo.

    L’albero conficcato nel piano è stata una trovata scenica geniale per ricreare l’atmosfera ideale per una canzone solo piano, pregavo per sentire This Woman’s Work e Among Angels al piano e mi ha accontentato solo con Among Angels, ma va bene così, è la mia canzone preferita di 50WFS.
    Poi Cloudbusting, lì felicità ed emozione erano alle stelle. Si stava chiudendo uno dei concerti che rimarrà sempre impresso nella mia mente e non poteva esserci pezzo migliore per concluderlo.
     
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  9. 'giulio'
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    Ciao Luigi, bello leggere le tue impressioni sullo show :)
    Capisco perfettamente cos'hai vissuto....credo che sentimenti simili li provino
    tutti gli amanti di kate che hanno il privilegio di assistere allo spettacolo.
    Concordo al 100% con quello che scrivi sulle versioni live di brani tipo
    'Top Of The City' e 'King Of The Mountain'...da vivo sono tutta un'altra cosa...
    Per me la setlist del ''concerto'' andava benissimo, anche se non sarà una
    sorpresa se scrivo che avrei preferito sostituire buona parte della suite 'A Sky
    Of Honey' con brani piu' vecchi: penso, ad esempio, che avrei con gioia
    ''scambato'' brani (a mio modesto parere) minori come 'Sunset', 'Nocturn'
    e 'Aerial' con pezzi davvero memorabili come 'Breathing', 'Army Dreamers',
    'The Man With The Child In His Eyes' o anche 'Never Be Mine', 'The Sensual World'.
    (Non oso chiedere i grandi ''singololi'' che tutti conosciamo, ma la cui bellezza non avrebbe sfigurato
    nel contesto del live).
    La ricchezza offerta dallo show è tale da non permetterci di chiedere di più....

    Speriamo davvero che i prossimi dischi siano prodotti e registrati meglio.... ;)
     
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  10. Phantasmagoria
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    Son stata a Londra dal 5 settembre a ieri (8 settembre), il concerto a cui ho assistito era il 6. Che dire, avete espresso già tutto voi! Io son rimasta senza fiato durante tutto il concerto. Non riesco ancora a credere che sia finito tutto, sembra ieri il giorno in cui presi i biglietti... e alla fine tutta quest'attesa è volata, il concerto è volato! Non ho sentito nella maniera più assoluta le tre ore e mezzo.
    Sono ancora completamente assorbita da questo finesettimana, un pò perché era la prima volta che vedevo Londra in più l'esperienza del concerto. Un weekend surreale! Mi sento come la tizia della Costa Crociere al rientro a casa :( son così felice che quasi mi intristisco!
    non vedo l'ora che esca il dvd, perché gli arrangiamenti erano sublimi :wub: :wub:
     
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  11. Phantasmagoria
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    Ah unica nota dolente: io purtroppo ero abbastanza in alto, non so durante le altre serate ma il 6 settembre hanno lasciato parte delle luci in fondo alla sala accese, FASTIDIOSISSIMO, poi pochissimo ricambio d'aria, ad un certo punto ho pensato che mi sarei sentita male per la mancanza d'aria. Per il resto ho già scritto sopra :)

    Edited by Phantasmagoria - 9/9/2014, 20:55
     
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    Running Up That Hill

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    Ma qualcuno di voi in queste serate ha notato per caso delle riprese per l'eventuale dvd?
     
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  13. Phantasmagoria
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    Io penso di aver notato una videocamera in alto sul "carrello" vicino alla struttura che simulava l'elicottero. Si è mossa un paio di volte in orizzontale. Poi basta però, almeno per ciò che ho notato.
     
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  14. Pongi.
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    CITAZIONE (savybush @ 9/9/2014, 23:02) 
    Ma qualcuno di voi in queste serate ha notato per caso delle riprese per l'eventuale dvd?

    Io non sono ancora stata, il mio grande giorno è il 26, ma stanno girando voci secondo cui il DVD è confermato e le riprese saranno fatte il 16 e 17! A quanto pare, alcune persone che hanno il biglietto per quei giorni hanno ricevuto un messaggio dalla Eventim che li avvisa di un cambio di posto a sedere "a causa della decisione di filmare lo show per la pubblicazione di un DVD" :D
     
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  15. Phantasmagoria
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    Comunque a me la parte in cui Bertie canta è piaciuta! Non penso che lui abbia una brutta voce. Era azzeccata per ciò che ha cantato e per la scenografia che aveva intorno. Non l'ho trovato così "un pugno nell'occhio" (o nell'orecchio) come tanti l'hanno percepito
     
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63 replies since 28/8/2014, 17:40   751 views
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