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Heath Ledger vola via
giovedì 24 gennaio 2008
di Paolo Brama
In un a canzone di qualche tempo fa (erano i primi anni Ottanta) la cantante Kate Bush cantava “Heathcliff, it’s me, let me in through your window”; la canzone si chiamava, non a caso, Wuthering Heights, e l’Heatcliff in questione era proprio l’eroe romantico del celebre romanzo “Cime tempestose”.
Pressappoco in quegli anni – ne aveva appena compiuti ventotto – veniva alla luce un altro Heatcliff, al secolo conosciuto col diminutivo, Heath, così chiamato dalla madre proprio in ossequio all’eroe di Emily Brontë. Con un finale di un lirismo tale da ritenersi degno del suo omonimo letterario – e di tanti eroi “tragici” creati e poi fagocitati dallo star system – Heath Ledger si è spento due giorni fa nel suo appartamento di Soho. È probabile che la stessa massaggiatrice, cui aveva dato appuntamento, avrà recitato a gran voce le stesse parole della canzone di Kate Bush; fammi entrare Heath, sono io. Ma ovviamente non poteva più aprirle. Al momento la scientifica sta indagando su una possibile overdose; vicino al corpo sono stati trovati dei sonniferi.
Il giovane attore, da tempo assurto a ruolo di vera e propria icona ad Hollywood, era nativo di Perth, in Australia, ed aveva raggiunto il successo già in giovanissima età. Dotato di un talento vivace e di un carattere inquieto, aveva iniziato da subito, al pari di uno dei più grandi del nostro tempo, Johnny Depp, a costruirsi un’invidiabile carriera scegliendo con particolare rigore i copioni e a suon di “rifiuti” eccellenti (L’uomo Ragno e Star Wars). Dopo alcuni anni di gavetta nel piccolo schermo e di un caldo apprezzamento in “Dieci cose che odio di te” (1999), arriva il primo vero successo, nel 2000, ne “Il patriota” del connazionale Mel Gibson, che gli affida il ruolo pescandolo in mezzo a più di duecento candidati. Seguono i successi hollywoodiani de “Il destino di un cavaliere” (2001) e “Le quattro piume” (2002), quindi il salto; viene scelto da nomi illustri, quali Hallstrom, che gli affida il ruolo di protagonista in “Casanova”, ed il mitico Terry Gilliam che lo sceglie per “I fratelli Grimm”, assieme a Matt Damon e Monica Bellocci.
Ma è con “I segreti di Brokeback Mountain”, di Ang Lee, che raggiunge la definitiva consacrazione, tanto che la sua immagine posteriore è ormai indissolubilmente legata all’aura, languida e selvaggia al contempo, del cowboy gay in camicia a scacchi. Di lì in poi l’ascesa, le nomination all’Oscar e al Golden Globe, entrambi sfiorati, la partecipazione al film biografico si Bob Dylan, “Io non sono qui”, l’elevazione, in misura pressoché unanime, ad attore di culto dell’ultima generazione. Lascia una bambina piccolissima, una compagna – anche se recenti voci parlavano di una separazione – una madre inconsolabile che gli aveva donato un nome tanto celebre. Il mondo del cinema saluta e perde un giovane attore di talento, preparato e intelligente. Per lui, la forza del ricordo e la sopraggiunta della scomparsa precoce, che sempre crea un alone mitico, di gloria eterna e aggiunta. Nel suo caso, ci sentiamo di dire, non certo immeritata.
da: Dazebao
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AleHoudini.
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Che tristezza. Davvero una fine tragica.
Grazie per la segnalazione dell'articolo, Roby.. -
billhartford.
User deleted
la morte di ledger mi ha sconcertato...era qualcosa nei suoi occhi, lo sguardo malinconico e sempre lontano...come se quegli occhi contemplassero rassegnati un destino già rivelato...
addio heath, ci hai regalato almeno un personaggio memorabile in brokeback mountain...e ti ricorderemo sempre mentre prometti una speranza ad un amico perduto....